Cosa sta succedendo in Israele?

«Oggi è il giorno della grande rivoluzione. Se avete un’arma è il momento di usarla.»
Queste le parole di Mohammed Deif, comandante militare dell’esercito palestinese di Hamas a Gaza. L’attacco, avvenuto il mattino del 7 Ottobre, è il più grande mai sperimentato negli ultimi anni, una vera e propria chiamata alle armi, come testimoniano anche le parole di Deif stesso.

Prime foto dei missili palestinesi la mattina di sabato 7 Ottobre

L’attacco a sorpresa, consistito in circa 5 mila missili e svariati blitz a terra, è senza precedenti: dalle prime fonti emerge che i primi razzi siano atterrati al mattino, all’ora dell’inizio delle lezioni scolastiche, e che si siano protratti fino a sera, con il lancio di altri 150 missili. Le autorità israeliane avrebbero intimato ai civili di rimanere a casa o di cercare riparo nei rifugi antiaerei mentre non è chiaro – qui le fonti sono discordanti – se gli altoparlanti delle città colpite trasmettessero continuamente il suono sincopato delle sirene di allarme o il tripudio dell’esercito palestinese.

Contemporaneamente, alcune città isrealiane hanno visto l’incursione di soldati appartenenti all’ala dell’esercito capitanata da Deif, le cui dichiarazioni desunte da un videomessaggio rilasciato poco dopo gli attacchi lo indicano come lo stratega dietro a quella che è stata definita Operazione Tempesta Al-Aqsa.

L’entità dell’attacco è distintamente maggiore rispetto a quanto avvenuto negli ultimi anni, tanto che l’analista geopolito Andrea Margelletti, in un’intervista per La Stampa, ha definito ciò che è successo questo weekend come l’11 Settembre isrealiano. Shakib al-Ayni, dirigente della Jihad islamica palestinese esiliato in Libano, ha infatti affermato: «Questa operazione è l’inizio della liberazione della Palestina», che per la prima volta prende una posizione di attacco e abbandona la linea difensiva precedentemente adottata.
Quella di Margelletti non è una voce fuori dal coro: è evidente che l’attacco da parte di Hamas darà luogo a un rinnovato conflitto, tanto che la risposta israeliana non ha tardato a arrivare: il ministro della Difesa di Israele Yoav Gallant ha dato il via a un arruolamento di un elevato numero di riserviti, così da prepararsi a quella che poi Benjamin Netanyau, il presidente, avrebbe definito per la prima volta una guerra e non un’operazione militare: «Siamo in guerra e vinceremo».
L’esercito di Israele, infatti, ha immediatamente attaccato alcune base militari situate nella striscia di Gaza.

Il coinvolgimento di Libia e Iran

In Medioriente le risposte non hanno tardato a arrivare.
«La nostra dirigenza» afferma in un comunicato il partito libanese Hezbollah « è in contatto diretto con la direzione della resistenza palestinese dall’interno e dall’esterno e valuta costantemente la situazione e l’andamento delle operazioni». Alcune regioni libiche, infatti (anche per via della massiccia presenza dell’Hezbollah) si sono unite al giubilo palestinese a seguito della riuscita dell’offensiva: le ultime fonti riportano alcune decine di manifestanti e sostenitori dei palestinesi a Nord e a Sud del Paese. Più tardi (la mattina dell’8 ottobre) i rappresentanti del partito avrebbero inoltre rivendicato il sostegno militare alle forze palestinesi per ciò che concerne il lancio dei primi missili.
Nel primo pomeriggio di sabato, inoltre, il Jerusalem Post ha riportato la presenza di alcuni militanti libici del partito Hezbollah sul confine settentrionale israeliano, a sua detta colti nel tentativo di penetrare il territorio. Il governo libanese ha però immediatamente smentito la notizia, replicando invece che le forze israeliane avrebbero sparato su alcuni giovani libici che festeggiavano con una bandiera palestinese la riuscita dell’attacco.
Rimane dubbio il coinvolgimento dell’Iran, che da tempo sostiene il partito Hezbollah: gli stessi USA hanno definito i tempi troppo acerbi per confermare o smentire l’ipotesi secondo cui l’Iran abbia attivamente sostenuto l’esercito palestinese.

La risposta di Israele

La Palestine Tower a Gaza, subito dopo l’attacco

A Gaza, nel frattempo, la risposta militare isrealiana si è abbattuta con altrettanta ferocia. Durante la sera di sabato il bilancio dei morti a Gaza ammontava a quasi 300 morti e 1700 feriti – numeri molto simili a quelli israliani, che domenica riportavano 300 morti e 1800 feriti, sommati agli ostaggi -, numero in continuo aumento anche a seguito degli ultimi attacchi isrealiani, che tra le altre cose hanno causato il crollo della Palestine Tower, a Gaza, un edificio di ben quattordici piani.
Israele ha inoltre tagliato il rifornimento elettrico in tutta la striscia di Gaza.

La risposta internazionale

A livello internazionale Russia, Cina auspicano a una de-escalation, tanto che il ministro degli esteri russo ha invocato di agire con «moderazione».
L’Unione Europea si è schierata a favore di Israele, definendo l’attacco palestinese «terroristico» e ribadendo il proprio sostegno alla comunità colpita, nel tentativo di evitare una vera e propria guerra. Palazzo Chigi e la Porta di Brandeburgo si sono illuminati dei colori israeliani la notte tra sabato e domenica. L’ambasciata palestinese in Italia, tuttavia, chiede una maggiore comprensione: «Il disconoscimento da parte di Israele degli accordi sottoscritti e la sua mancata adesione alle risoluzioni internazionali hanno portato al fallimento del processo di pace e all’assenza di una soluzione per la nostra causa dopo 75 anni di sofferenze e trasferimenti forzati. Dettato da una politica di doppi standard, il silenzio della comunità internazionale sulle pratiche criminali e razziste delle forze di occupazione israeliane contro il popolo palestinese, insieme alla prolungata ingiustizia e all’oppressione a cui è soggetto il popolo palestinese rappresenta il vero motivo di questa situazione esplosiva, della mancanza di pace e di sicurezza
Anche l’Ucraina prende una netta posizione, e il presidente Zelensky ha ribadito il diritto di Israele di difendersi di fronte a un attacco «accuratamente preparato».
Anche gli USA rinnovano il loro supporto a Israele e si dichiarano intenzionati, insieme alle forze europee, a fare di tutto per mantenere il conflitto circoscritto alla striscia di Gaza, dove per ora sono stati colpiti tanto centri di comando, basi militari e moschee ritenute sedi strategiche dell’esercito.

Fonte immagine in copertina: https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/israele-guerra-hamas-palestina-perche-cosa-succede_71069612-202302k.shtml

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