Nel cinema, il genere horror si fonda su un assioma fondamentale: per terrorizzare il pubblico occorre far leva sulle sue paure più recondite, dunque un horror è capace di lasciare un segno solo quando il suo creatore è stato in grado di studiare e comprendere i timori, le ansie e i dubbi della platea di spettatori.
Ciò significa, fondamentalmente, che la cinematografia dell’orrore può diventare uno strumento originale per comprendere le dinamiche e le paure di un’intera società. Da mostri tradizionali a moderni demoni tecnologici, gli horror agiscono come metafore di paure umane radicate in profondità e, naturalmente, si evolvono e si adattano per riflettere il mutevole panorama sociale, affrontando preoccupazioni che vanno dagli istinti primordiali di sopravvivenza a questioni contemporanee come la sorveglianza tecnologica e l’invasione della privacy.
Allora come si sono riflesse le nostre paure sul grande schermo?
La bomba atomica

Nell’immediato secondo dopoguerra, aleggiava sul mondo intero un unico timore: la bomba atomica. Le tragedie di Hiroshima e Nagasaki avevano lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva e, oltretutto, l’incedere inesorabile della Guerra Fredda non faceva altro che esacerbare una tale legittima preoccupazione.
Così, nel 1954, esce per la prima volta nelle sale Giapponesi Godzilla, poi distribuito nel mondo occidentale nel 1956, a partire dagli USA. Trentadue anni dopo, ancora in piena Guerra Fredda, John Guillermin dirige King Kong. Che cosa accomuna questi titoli? Un unico grande e spaventoso mostro terrorizza la città. Il pericolo è monolitico, facilmente individuabile: porta con sé una scia di inequivocabile distruzione.
La corruzione politica e le élite

Sempiterno, tanto nel cinema quanto nella letteratura, è il filone legato ai vampiri. Sempiterno è anche il dubbio che i fili del mondo vengano sorretti da lobby o da pochi uomini prescelti, figure prestigiose che agiscono come burattinai.
I vampiri sono creature educate, raffinate, aristocratiche, ma anche disoneste, potenti e riservate: rappresentano la paura dell’élite socioeconomica e politica. Nella tradizione cinematografica, a sua volta retaggio di quella letteraria, essi sono spesso rappresentati come veri e propri nobili le cui ricchezze affondano le loro radici nel passato; parimenti essi sono in grado di manipolare l’andamento della situazione per trarne vantaggio, il tutto rimanendo nell’oscurità. Ce lo insegna il Dracula di Francis Ford Coppola.
Il terrorismo

Dopo l’11 settembre il paradigma cambia completamente: non si ha più terrore di un’unica grande entità distruttrice, ma di qualcosa di più subdolo, il terrorismo. Si abbandonano scenari mostruosi, in favore di un nemico completamente opposto: l’uomo.
Vestito con panni comuni, lo zombie diventa la perfetta incarnazione del terrorista che si nasconde tra la folla. 28 days later, 28 weeks later, The Walking Dead e tanti altri titoli simili acquistano popolarità spaventosa: fanno leva sulle insicurezze di una società in bilico, dove il pericolo si annida in piena vista ed è brutale nella propria violenza.
A esacerbare un tale timore è poi la crisi finanziaria del 2008: secondo alcuni critici, infatti, la società occidentale venne colta da un improvviso senso di smarrimento e di sfiducia nei paradigmi sociali sinora imposti. Ecco, allora, che sul grande e piccolo schermo comparvero scenari apocalittici d’ogni sorta, che ancora oggi riscuotono un grande successo.
Le tecnologie

Il – legittimo – timore di fronte ai nuovi traguardi della tecnologia è qualcosa che si annida nella psiche umana da sempre. Lo dimostra la pellicola Poltergeist, ad esempio, sia nella sua versione del 1982 che in quella del 2015.
Nel film originale una ragazzina è intrappolata nello spazio televisivo, evidente metafora della preoccupazione, prevalente negli anni Ottanta, delle ripercussioni delle scelte di lasciare i propri figli troppo tempo di fronte a uno schermo. Questa paura si è estesa al crescente timore di essere guardati o osservati attraverso gli schermi, raggiungendo il proprio culmine quando le telecamere sono diventate onnipresenti su dispositivi come telefoni e computer. Nel 2015 tali paure si manifestano in una diffidenza nei confronti dei progressi tecnologici, ma anche attraverso il racconto di problemi di disoccupazione, indebitamento e pressione sociale per stare al passo con le ultime tecnologie, aggiornandosi sui problemi dell’odierna società.
Rebecca Siri
Crediti immagini: EveryeyeCinema, Linsay Loves Movies, The Hot Corn, Rotten Tomatoes
