La Povertà che affligge le famiglie in Italia

Cosa vuol dire povertà? Quando si viene considerati poveri? E’ una condizione che esiste in Italia? Citando il dizionario Treccani, con povertà si intende: “la condizione di chi è povero, di chi cioè scarseggia delle cose necessarie per una normale sussistenza“. Quali sono queste “cose necessarie per la normale sussistenza”? Possiamo tranquillamente affermare che siano i beni di prima necessità, quelli di cui non si può proprio fare a meno, come per esempio: il cibo, l’acqua, la casa, i vestiti e le medicine. Tuttavia non sarebbe sufficiente a spiegare pienamente il termine.

Ne esistono infatti di due tipologie, che si differenziano in base a quanto la situazione si grave: – nel primo caso c’è una carenza di beni di prima necessità e la condizione viene definita di povertà assoluta; – nel secondo caso, quando la carenza dei beni di prima necessità non esiste ma si soffre di una limitazione del proprio potere d’acquisto, non potendosi permette gran parte di ciò che vorremmo acquistare, la condizione viene definita povertà relativa.

    La Povertà Assoluta

    Secondo l’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica), nel 2020 in Italia, sono oltre 2 milioni le famiglie che si trovano in uno stato di povertà assoluta. Si tratterebbe di circa 5.6 milioni di individui che, vivendo in una condizione di forte disagio, non riescono ad usufruire nemmeno dei più banali beni di prima necessità.

    Questa condizione è in continuo aumento e la presenza sul territorio varia in base alla zona presa in considerazione: nel meridione tende ad essere più frequente, diminuisce man mano che ci spostiamo verso il centro Italia per poi aumentare nuovamente al Nord.

    Un fattore da non trascurare è che la soglia sotto la quale si viene definiti in povertà assoluta cambia in base alla zona di riferimento. La pandemia da Covid-19 ha influenzato cospicuamente la situazione e sfortunatamente il numero delle persone interessate. In un solo anno il numero degli interessati è aumentato di un milione trasformando la povertà assoluta in un problema nazionale allarmante.

    Le famiglie che si trovano in questa condizione sono tipicamente quelle formate da nuclei con un maggior numero di membri: quando il nucleo familiare è formato da 4 componenti, la statistica è di circa il 10% mentre i nuclei familiari costituiti da 5 o più persone hanno una frequenza di 1 su 5. Ad essere colpiti sono anche nuclei con giovani genitori i quali, non potendo contare sui risparmi accumulati nel tempo, si ritrovano a fronteggiare le esigenze legate alle più basilari risorse.

    Un altro aspetto di cui tener conto in questa breve analisi è che più aumenta il grado del titolo di studio posseduto dal capofamiglia (colui che lavora), meno è frequente la povertà assoluta: le percentuali di chi ne soffre vanno dal 4,4% per gli individui con almeno un diploma, al 10.9% per quelli che hanno conseguito solo la licenza di scuola media. Ma che sia chiaro la povertà assoluta non colpisce solo chi non lavora, ad esempio nel caso di un operaio/a e lavorati simili, la povertà assoluta colpisce il 13,2% delle famiglie; una percentuale che aumenta al 19,7% per chi ha un capo famiglia in disoccupazione.

    Altro dato allarmante è che uno straniero su tre si trova in uno stato di povertà assoluta, mentre solo un italiano su quattordici ne soffre. Le famiglie composte esclusivamente da membri provenienti dall’estero hanno un’incidenza, ad essere colpite, pari al 26,7%, rispetto a quelle formate da soli italiani, dove tale incidenza è del 6%. Nel Meridione i casi di povertà assoluta tra i minori sono più frequenti rispetto al resto dell’Italia. In generale, nell’intera Penisola circa 1 milione e mezzo di minori non ha accesso a beni primari.

    In Italia abbiamo una ferita sempre aperta che non riusciamo a sanare, quella dei clochard, persone senza fissa dimora che nel 2021 hanno raggiunto quota 96 mila. Di questi il 38% sono uomini stranieri, con un età media che varia dai 40 ai 44 anni. Roma si conferma la località con più clochard (23%), surclassando Torino (4,6%), Milano (9%) e Napoli (7%).

    La Povertà Relativa

    Un individuo che vive una condizione di povertà relativa ha a disposizione un reddito, che però non gli permette di eguagliare gli standard della maggioranza della popolazione, non riuscendo così a soddisfare gran parte dei propri desideri. In Italia, nel 2022, circa 1 famiglia su 10 ha sofferto di questa condizione (8 milioni di individui). Sebbene la situazione sia leggermente migliorata, esistono nette differenze in base al territorio di riferimento: nel nord il 6% delle famiglie soffre di questa condizione, percentuale che cresce nel meridione raggiungendo il 18%.

    Come nel caso della povertà assoluta, le famiglie più numerose sono le più colpite. Il 17% dei nuclei familiari costituiti da 3 o più figli ne soffre, rispetto al 10% dei nuclei familiari più ridotti. L’istruzione continua ad essere un indicatore significativo, una famiglia su sette, il cui capofamiglia ha conseguito solo la licenza di scuole elementari, patisce questa condizione. La povertà relativa è molto frequente nei nuclei familiari i cui componenti hanno origini straniere. Di queste, una famiglia su cinque soffre di povertà relativa, rispetto all’8% delle famiglie italiane.

    Conclusione

    La povertà in Italia non solo esiste, ma affligge un gran numero di famiglie. Colpisce un individuo ogni dieci. L’istruzione sembra non solo essere un indicatore di cui tener conto ma anche un elemento determinante di tale condizione. L’istruzione e la formazione più in generale, rappresentano un punto di partenza sul quale lavorare per debellare le concause della povertà. Ma non esiste solo l’istruzione, altri fattori meritano attenzione ed analisi, tra questi troviamo il fenomeno dell’integrazione, la questione di un salario minimo, il lavoro precario ed il lavoro in nero, nonché un percorso velocizzato per il riconoscimento dei titoli di studio esteri.

    Octavio Moretto

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