Tre mesi a Barcellona con l’Erasmus Traineeship: la mia esperienza

Molti studenti, si potrebbe dire tutti, conoscono il progetto Erasmus per studio; meno, però, sono quelli a conoscenza dell’Erasmus Traineeship. Si tratta di un tirocinio all’estero che si può svolgere durante il percorso di laurea, ma anche successivamente, purché entro un anno dal conseguimento del titolo. Io ho scelto quest’ultima modalità e in questo articolo intendo raccontarvi la mia esperienza personale, sperando che vi possa essere utile e che magari vi invogli a intraprendere un simile percorso. Per informazioni tecniche più specifiche rimando ai bandi delle singole Scuole/Dipartimenti di Unito.

La mia scelta è stata motivata da una sensazione che penso possa essere comune a molti studenti. Mentre mi avviavo a scrivere la mia tesi di Laurea Magistrale (mi sono laureata in Filologia Moderna) sentivo che non ero pronta ad abbandonare subito il mondo accademico e che al mio percorso mancasse ancora un tassello. Non avevo svolto nessun periodo di studio all’estero, per vari motivi, ma mentre si avvicinava il traguardo della laurea mi sentivo sempre più curiosa e pronta a intraprenderne uno. Un giorno un mio amico, della mia stessa facoltà, mi raccontò la sua idea di intraprendere un Erasmus Traineeship: io non ne avevo mai sentito parlare, ma appena iniziai a leggere il bando mi resi conto che era proprio quello che faceva al caso mio.

Nel caso del Dipartimento di Scienze Umanistiche la scelta più semplice è di aderire a uno dei progetti proposti dai docenti. Quando consultai il documento, però, notai che nessun progetto per quell’anno era rivolto a studenti di Filologia Moderna. Questo, dovesse capitare anche a voi, non deve abbattervi perché esiste la possibilità di presentare un proprio progetto liberamente. In questo caso potete sbizzarrirvi: io ho pensato a un Paese in cui mi sarebbe piaciuto recarmi e di cui apprezzassi la cultura e la lingua. Mi informai e decisi di andare in Spagna, in particolare a Barcellona, una città che mi avrebbe dato la possibilità di sperimentare il particolare bilinguismo catalano/castigliano. A quel punto il passo successivo è stato cercare un professore che si occupasse a grandi linee del mio stesso ambito di ricerca, dato che avevo l’intenzione di svolgere il tirocinio presso l’Università. E qui una sorta di segno del destino mi convinse sempre di più della mia scelta: a Barcellona insegna il professor Francesco Ardolino, uno dei primi in Italia a occuparsi del mio scrittore del cuore, Pier Vittorio Tondelli. Scrissi al professore e organizzammo subito un colloquio per conoscerci e stabilire alcune linee guida del mio tirocinio. Il periodo di Traineeship, quantomeno nel caso degli Studi Umanistici, può avere una durata di un minimo di due mesi e un massimo di tre: scelsi la seconda opzione e a settembre partii per Barcellona.

Ma cosa si fa durante questo tirocinio? Nel caso di progetti liberi ogni esperienza è diversa. Nel mio caso, in primo luogo concordai con il professore un argomento di ricerca che avrebbe dovuto portare alla pubblicazione di un articolo su una rivista di classe A, Quaderns d’Italià, una rivista catalana incentrata sull’italianistica. Purtroppo, però, anche il fallimento può far parte di un percorso e infatti questo primo progetto non andò a buon fine; ma non mi lasciai abbattere e, con l’aiuto di Ardolino, pensai a un piano B. Visto che durante il mio periodo di Traineeship avrei dovuto partecipare a un convegno, abbiamo deciso di lavorare sul testo del mio intervento, che poi sarebbe diventato l’articolo che avremmo mandato alla rivista per la pubblicazione.

Durante la mia permanenza ho sempre seguito i corsi tenuti dal professore: un corso di letteratura e postmodernità e uno di letteratura e resistenza, cosa che mi ha permesso di sviluppare ulteriormente le mie conoscenze letterarie, ma anche linguistiche: le lezioni, infatti, erano in lingua catalana. Il corso di traduzione, invece, era tenuto in italiano e mi ha permesso di fare amicizia con ragazze e ragazzi del posto intenzionati a imparare la mia lingua, come io volevo imparare la loro.

Inoltre, è stato compito mio preparare una serie di conferenze che avrebbero affiancato le lezioni del professore. Questa è stata la mia prima prova come insegnante in un corso universitario, una prova impegnativa e, proprio per questo, gratificante.

Per concludere, è stata un’esperienza sorprendente, che mi ha permesso di conoscere una città che mi ha accolta fin dal primo momento, dove ho stretto legami forti e che d’ora in poi sarà un mio secondo rifugio nel mondo. Dal punto di vista professionale, mi ha posto di fronte ad alcuni tra gli impegni che fanno parte del percorso di dottorato e mi ha dato l’opportunità di affrontare sfide inedite e di conoscere un mondo universitario diverso da quello italiano. Il mio ringraziamento più grande va al professor Ardolino, una persona speciale dal punto di vista professionale e umano.

Non dimenticherò mai il mio periodo di Erasmus Traineeship e invito tutti voi lettori, qualora non lo aveste già fatto, a prenderlo in considerazione.

Giulia Menzio

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