Annamaria Frustaci e la cultura della legalità 

“Il pomeriggio se ne va

il tramonto si avvicina, un momento stupendo

il sole sta andando via (a letto)

è  già  sera tutto è  finito”

Quella che avete appena letto è la poesia scritta da Nadia Nencioni pochi giorni prima che morisse nell’attentato di via Georgofili a Firenze, attentato terroristico compiuto da Cosa Nostra nella notte fra il 26 e il 27 maggio del 1993 nei pressi della Galleria degli Uffizi. Quella notte morirono Nadia, di nove anni, e la sorellina Caterina, di appena cinquanta giorni, assieme ai genitori Fabrizio Nencioni e Angela Fiume. Morì anche Dario Capolicchio, uno studente fuori sede originario di La Spezia. 

Il libro “Il sole che mai tramonta. La storia di Nadia e della sua famiglia, vittime innocenti della mafia”, scritto dal magistrato Annamaria Frustaci, ci racconta la storia di una delle vittime di cui si parla poco. Ci viene raccontata la storia della bambina fiorentina e in parallelo seguiamo, sempre nella stessa città toscana, anche la storia di una classe, la Terza C, che il 17 gennaio del 2023 ascolta una lezione del professor Rocca un po’ diversa dal solito. Il giorno precedente il boss di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro era stato arrestato dopo un lungo periodo di latitanza, durato ben trent’anni. Questo intreccio dei fatti storici con la contemporaneità aiuta il giovane lettore a comprendere come la mafia non appartenga solo alla storia, ma sia un fenomeno ancora presente

Martedì 20 maggio 2025, durante il programma del Salone OFF, Annamaria Frustaci ha presentato il suo secondo libro “Il sole che mai tramonta” nella sala Levi della biblioteca Archimede di Settimo Torinese. L’incontro è stato moderato da Giovanni Giardina, presidente di Idea.To (progetto apolitico intento a diffondere la passione per la disciplina del dibattito).

Un incontro fondamentale

Annamaria nacque a Catanzaro, città dove frequentò il liceo classico: la sua determinazione nell’intraprendere un lavoro così importante ma allo stesso tempo delicato nacque in mezzo ai banchi di scuola dopo un incontro con Gherardo Colombo, ex magistrato. Annamaria aveva soltanto quattordici anni quando nel ‘92 le stragi di Capaci e di Via d’Amelio provocarono un trauma culturale.

“Dentro di me in quel momento è scattata una profonda ammirazione per il loro impegno di giustizia e la passione per questo lavoro. Non erano magistrati che pensavano alla loro fama, erano veri e propri esempi da seguire, e io volevo seguirli. Anche se la strada che percorrevano, era una strada pericolosa“.

Così Annamaria si iscrisse all’università di Giurisprudenza a Pisa e quindici anni fa diventò magistrato. Frustaci tornò nella sua terra natia per completare la sua formazione e ora da anni lavora nel pool antimafia costituito dal magistrato Nicola Gratteri. Attualmente è impegnata nel processo Rinascita-Scott e per quello alla ‘ndrina Soriano di Filandari: a causa dei due processi è costretta a vivere sotto scorta da due anni. “Quando fai questo lavoro ti viene naturale compiere determinate scelte. /…/ Chi sceglie di fare il magistrato lo fa con l’obiettivo di contrastare delle ingiustizie, di dare delle risposte di giustizia ai cittadini. È chiaro che si fa una scelta di vita che non implica mondanità /…/, che non implica scelte semplici perché quando si deve decidere sulla vita di una persona, quella decisione potrà avere un peso enorme” (presentazione del libro al Salone OFF). Annamaria Frustaci parla così della vita sotto tutela: chi sceglie la carriera di magistrato sa a cosa va incontro, perciò questo tipo di vita non l’ha mai spaventata

Educare alla legalità

Come i magistrati Colombo e Gratteri, anche il magistrato Frustaci sostiene che la migliore misura di prevenzione alle mafie sia l’educazione alla legalità fin dall’infanzia. Durante l’incontro di martedì 20 ha ribadito che “le mafie temono la scuola più della giustizia /…/ perché anche le mafie, esattamente come lo Stato, educano. /…/ Ed educano sia al loro interno, per avere uno stuolo di soldati su cui poter contare, ma educano anche all’esterno con l’intimidazione, con l’omertà. Creano all’esterno dei sudditi sottomessi.”: il magistrato sottolinea l’importanza dell’educazione all’antimafia e alla legalità, e per questo motivo è solita andare a parlare ai bambini e ai ragazzi direttamente nelle scuole. L’obiettivo dei suoi due libri è proprio quello di coinvolgere le nuove generazioni, generando in loro valori di giustizia e stimolando il pensiero critico.

di Mario Biani

Il messaggio del libro è quello di “trasformare la sofferenza in modo costruttivo e metterla al servizio degli altri”. Frustaci ci invita a riflettere, a fare in modo che la morte di Nadia e di tutte le altre vittime innocenti della mafia abbiano un significato e che “impegni tutti noi in un contrasto serio” come sta impegnando la famiglia Nencioni, la quale gira l’Italia per parlare di Nadia e della sua storia.

“La condivisione è la creazione di cittadini consapevoli”: per questo bisogna parlare di antimafia, raccontare le storie delle vittime e ricordarci i loro nomi per non renderli solo un numero appartenente a una lista troppo lunga. Bisogna parlare per rendere i ragazzi consapevoli della storia del loro Paese e di ciò che sta ancora attraversando, e creare così dei cittadini consapevoli.

Agnese De Gaetano

Fonti

https://www.salonelibro.it/programma-eventi/annamaria_frustaci/16817

https://www.premiosemplicementedonna.com/it/news/576-al-magistrato-anti-mafia-annamaria-frustaci-il-premio-impegno-sociale-e-civile.html

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