Murphy e l’arte di aspettarsi il peggio

La cosiddetta Legge di Murphy è una di quelle massime che tutti, prima o poi, si ritrovano a citare, spesso anche in maniera inconsapevole, con un mezzo sorriso amaro: “Se qualcosa può andare storto, lo farà”. Dietro la sua apparente semplicità si cela un intreccio di storia, riflessione filosofica e fondamento scientifico che rende questa “legge” più interessante di quanto sembri.

Origini: un ingegnere e un collaudo fallito

La nascita della Legge di Murphy risale al 1949, in un contesto tutt’altro che comico. Edward A. Murphy Jr., ingegnere aeronautico statunitense, era al lavoro su un progetto dell’aeronautica militare per testare la resistenza umana alle accelerazioni improvvise. Per registrare i dati dovevano essere applicati sui soggetti 16 elettrodi, i quali potevano essere applicati in due modi, di cui solo uno risultava essere quello corretto. Caso volle che tutti e 16 vennero applicati male.

Secondo il racconto più diffuso, di fronte all’errore Murphy commentò: “Se ci sono due o più modi per fare qualcosa e uno di questi può condurre a una catastrofe, allora qualcuno sceglierà sicuramente quello“. La frase, riportata e adattata dai colleghi, divenne la versione sintetica che conosciamo. Il comandante del progetto, John Stapp, la citò pubblicamente, e la massima si diffuse rapidamente nel linguaggio comune.

Una lettura filosofica: pessimismo o realismo?

Sul piano filosofico, la Legge di Murphy è spesso vista come un inno al pessimismo. In realtà, più che suggerire che il mondo “ci rema contro”, sembra richiamare a un principio di prudenza.

Già gli antichi stoici, come Marco Aurelio e Seneca, raccomandavano di anticipare mentalmente le difficoltà per essere preparati ad affrontarle: immaginare il peggio non per rassegnarsi, ma per pianificare meglio. In questo senso, Murphy non è il profeta della sfortuna, ma un alleato del buon progettista.

Esiste però anche una lettura più esistenzialista, vicina al pensiero di Albert Camus: la realtà è caotica e spesso indifferente ai nostri piani. L’imprevisto non è un’eccezione, ma parte integrante della condizione umana. Accettarlo, magari con ironia, può essere un modo per vivere più leggeri.

Esempi nella vita di tutti i giorni

Chiunque abbia preparato un importante file per una riunione sa che, se c’è una possibilità che il computer si blocchi proprio durante la presentazione, probabilmente succederà. È lo stesso principio per cui una stampante sembra scegliere di esaurire l’inchiostro proprio quando serve stampare un documento urgente.

Anche in cucina la Legge di Murphy sembra trovare conferma: il toast cosparso di Nutella cadrà quasi sempre dalla parte della Nutella. Ciò accade, tuttavia, non perché esista una “forza maligna”, ma perché le leggi della fisica combinate con l’altezza del tavolo rendono statisticamente più probabile quel risultato.

In ambito professionale, un ingegnere informatico sa che se un sistema può fallire durante un aggiornamento critico, bisogna aspettarsi che lo faccia e predisporre piani di backup. Proprio questa mentalitàmurphiana” ha portato alla creazione di sistemi ridondanti in aerei, server e apparecchiature mediche.

Il fondamento scientifico: perché sembra sempre andare storto

La Legge di Murphy non è una vera legge della fisica, ma esistono ragioni concrete per cui ci sembra che funzioni così bene.

Per cominciare, nella vita reale il disordine tende a crescere da solo. Basti pensare a una stanza: se non si fa nulla per tenerla in ordine, col tempo si riempirà di oggetti fuori posto. Lo stesso accade nei sistemi complessi: le cose “perfette” richiedono attenzione e cura costante, mentre gli errori possono capitare spontaneamente e in tanti modi diversi.

Anche la probabilità gioca un ruolo importante. Se un cavo può essere collegato in due modi e solo uno è corretto, si ha il 50% di possibilità di sbagliare. Immaginiamo questa situazione moltiplicata per decine di passaggi: il rischio che qualcosa vada storto cresce velocemente.

Infine, c’è un aspetto psicologico: noi esseri umani tendiamo a ricordare molto di più gli episodi negativi rispetto a quelli positivi. Se un viaggio in treno fila liscio, difficilmente lo si racconterà a qualcuno. Ma se il treno si ferma per un guasto proprio quando sei in ritardo, lo si ricorderà per anni e magari lo si userà come “classico” esempio della Legge di Murphy.

La Legge di Murphy è molto più di un motto di pessimismo. Nata da un episodio tecnico, si è trasformata in un principio che invita a riconoscere la fragilità dei sistemi complessi e la fallibilità umana. Può essere interpretata come un monito fatalista o come uno strumento di pianificazione.

Forse il suo messaggio più prezioso è che non possiamo eliminare gli imprevisti, ma possiamo prepararci. E quando, nonostante tutto, qualcosa andrà storto… sarà sempre possibile sorridere e dire: “Murphy aveva ragione”.

Chiara D’Amico

Fonti:

Bloch A. La legge di Murphy e altri motivi per cui le cose vanno a rovescio. 1988: Longanesi, Milano.
Matthews R.A. La scienza della legge di Murphy. Le scienze. 1997; vol.346: pp 102-105.
Matthews R.A. Tumbling Toast, Murphy’s Law and the Fundamental Constants. European Journal of Physics. 1995; vol.16: pp 172-176.

Lascia un commento