Dissenso e Repressione in quell’Università di Torino

DISSENSO E REPRESSIONE IN QUELL’UNIVERSITA’ DI TORINO

5 e 6 dicembre 2023

I fatti avvenuti martedì 5 dicembre hanno scosso la comunità universitaria. Gli agenti del reparto mobile anti-sommossa si sono presentati al Campus Luigi Einaudi di Torino nelle prime ore del pomeriggio di martedì 5. Ciò ha immediatamente allarmato collettivi e studenti universitari che hanno avuto il sospetto di un possibile arrivo al Campus dei militanti del FUAN, un collettivo di estrema destra neofascista: arrivo che poi è stato confermato dallo stesso Direttore del CPS di UNITO poco più tardi.

Studenti e varie realtà universitarie si sono uniti in una manifestazione antifascista vicino all’entrata del Campus per non permettere al FUAN di volantinare e per chiedere espressamente l’allontanamento della celere dagli spazi universitari. Si sono susseguiti cori e inni antifascisti accompagnati dal lancio di farina e uova verso la celere fino a quando i militanti del FUAN non hanno deciso di andarsene.

La ritirata in sicurezza dei militanti del FUAN però non ha portato alla dispersione degli agenti anti-sommossa, che hanno continuato a mantenere la stessa posizione pur non avendo nessuno da difendere, a loro dire per garantire l’ordine pubblico, scatenando l’ira dei manifestanti che poco tempo dopo hanno subito inermi dagli agenti tre cariche “a freddo”.

Negli scontri molti studenti sono stati feriti dalle manganellate subite. Uno di loro è stato arrestato, portato in questura, e poi rilasciato all’alba del giorno dopo. Tra i feriti vi erano anche 4 agenti della polizia e due docenti di Giurisprudenza finite al pronto soccorso, presenti alla manifestazione per “garantire che il diritto al dissenso venisse rispettato”, in particolare dopo quanto successo il 27 ottobre, come ha dichiarato una di loro, Alessandra Algostino, a Repubblica.

Il giorno dopo gli scontri, il 6 dicembre, alle ore 18.30, è stata convocata dalle varie realtà studentesche (Studenti Indipendenti, CUA, UDU ecc.) un’assemblea alla quale hanno partecipato circa 400 persone: una risposta chiara e forte da cui si evince l’intenzione di una grande fetta della comunità universitaria di portare avanti gli ideali antifascisti nel concreto, riappropriandosi degli spazi e impedendo qualsiasi iniziativa promossa dagli esponenti di estrema destra all’interno dell’università.

Se da un lato i violenti scontri hanno prodotto parecchi feriti, dall’altro i manifestanti hanno raggiunto quello che da loro è stato definito un traguardo molto importante: impedire il volantinaggio e l’entrata dei militanti del Fuan al Campus senza l’aiuto delle istituzioni.

I FATTI ANTECEDENTI

Il Campus Einaudi e Palazzo Nuovo sono da anni terreno fertile per scontri studenteschi con la celere antisommossa, quasi sempre causati dalla presenza tra le associazioni studentesche di organizzazioni neofasciste, che vengono scortate dalla polizia. Per molti studenti, docenti e collettivi la celere non è la benvenuta negli ambienti universitari, ma nonostante ciò la sua presenza viene giustificata dallo scopo di garantire l’ordine ed evitare che le due fazioni studentesche, neofascista e antifascista, si scontrino. Dal bilancio degli ultimi eventi si può notare che a rimetterci nello scontro (tra violenze e querele) sono stati solo i manifestanti, mentre il FUAN ne è uscito illeso.

A marzo 2023 si era raggiunta quella che sembrava una svolta importante per gli antifascisti, ossia l’espulsione del FUAN dall’albo delle associazioni studentesche dopo varie segnalazioni di proselitismi razzisti e discriminatori come quelli in sfavore della comunità LGBTQIA+ avvenuti a ottobre 2022: comportamenti condannati successivamente dalla stessa università. Successivamente l’espulsione del collettivo ha generato alcune proteste politiche.

Il FUAN farà ricorso e a luglio 2023 verrà riammesso su basi ancora oggi poco chiare, in particolare per via dei verbali non resi pubblici della Commissione Albo e d’Appello: fatto reso noto il 7 novembre durante il confronto che vi è stato tra alcuni membri della commissione che ha valutato il caso FUAN e il rettore su legittimità e trasparenza della ri-ammissione del collettivo di estrema destra all’albo delle associazioni studentesche.

Nel pomeriggio di venerdì 27 ottobre 2023 la svolta più grave: mentre il FUAN si trovava in una conferenza privata sulla questione armena al Campus (a cui era presente anche un assessore di FDI, ex militante del FUAN) studenti e vari collettivi universitari hanno iniziato a protestare contro la presenza dei fascisti all’università. La polizia antisommossa è intervenuta immediatamente, salendo le scale della Main Hall e dirigendosi verso l’aula della conferenza dove sarebbero avvenuti gli scontri con tanto di manganellate contro i contestatori.

Assemblea pubblica del 30 ottobre

Questo grave evento ha portato a una prima grande assemblea pubblica lanciata da Studenti Indipendenti, il 30 ottobre 2023, a cui hanno partecipato centinaia di persone da tutta la comunità universitaria. Dopo l’assemblea si sono concretizzate in particolare due richieste importanti: la prima riguardava una presa di posizione dell’Ateneo (e in particolare del rettore) in merito alle vicende, la seconda l’espulsione del FUAN dall’albo delle organizzazioni universitarie. E’ stato deciso inoltre di istituire un Coordinamento Antifascista Universitario presieduto da docenti, ricercatori, dottoranti, studenti e altri membri della comunità universitaria.

Corteo e fumogeni davanti al Campus Einaudi

Si è arrivati quindi al 7 novembre 2023, con la grande manifestazione che ha riunito in un unico imponente corteo le varie realtà universitarie e cittadine che chiedevano a gran voce un’università libera da militarizzazioni e neofascismi, in marcia dal Campus verso il Rettorato. Qui è stato interrotto il Senato Accademico ed è stato chiesto un confronto con il rettore sul caso FUAN e sulla presenza della polizia all’interno dell’università: le risposte ottenute durante il dibattito durato circa 2 ore sono però risultate insoddisfacenti per i manifestanti.

Rettorato occupato
Confronto con il rettore Geona il 7 novembre 2023

COMUNITA’ UNIVERSITARIA E CITTADINA DIVISA NELLA NARRAZIONE DEI MEDIA

Dopo gli ultimi eventi, sulla questione FUAN si sta assistendo a una comunità universitaria e cittadina sempre più divisa: vi sono da una parte gli astenuti, coloro che di tutti questi eventi non ne vogliono sapere niente o non vogliono immischiarsi, dall’altra i difensori nei fatti dei valori antifascisti e dall’altra ancora i difensori della “libertà di pensiero” che legittimano l’operato e la presenza del FUAN negli spazi universitari. Altri ancora ritengono che il fascismo sia morto da tempo e che non vi sia più nessun pericolo da temere.

Le richieste degli antifascisti sono ormai note: l’università deve prendere posizione. Alle varie accuse che gli studenti antifascisti hanno subito, in particolare in merito alla poca flessibilità nel tollerare chi la pensa diversamente, gli studenti hanno più volte risposto nelle assemblee e negli eventi che gli hanno visti coinvolti direttamente, che “non si può essere tolleranti con gli intolleranti” e pertanto non si possono concedere spazi agli esponenti neofascisti.

Dopo i fatti del 5 dicembre, le uniche risposte che si sono ricevute dall’università sono contenute in una “nota solidale” pubblicata dopo le cariche avvenute, che ribadisce da parte dell’ateneo il ripudio verso la violenza negli spazi universitari: nota che però ha fatto storcere il naso a molti data l’ambiguità del testo.

Sono stati tanti i messaggi solidali ricevuti dopo gli eventi, ma come la docente di Diritto Costituzionale Alessandra Algostino ha reso noto durante l’assemblea pubblica del 6 dicembre “una testa è una testa e sarebbe stato bello che questo supporto e solidarietà fossero arrivati anche le scorse volte, quando gli studenti sono stati picchiati a freddo e non vi era di mezzo nessun docente”.

Vi è anche una parte dei media che ha fatto e sta più volte facendo “di tutta l’erba un fascio” per quanto concerne l’appartenenza degli studenti antifascisti al centro sociale Askatasuna; infatti, sebbene alcuni ne facciano parte, altri, invece, ne condividono solamente gli ideali. La narrazione dominante, che tende a demonizzare i centri sociali e ad attribuire loro comportamenti violenti, getta fango sugli studenti (e sui centri sociali stessi), suscettibili di essere strumentalizzati dalla propaganda politica che trova il consenso nei gruppi sociali più ostili verso le manifestazioni di dissenso giovanile.

LE PREOCCUPAZIONI SULLA REPRESSIONE DELL’ANTIFASCISMO E DEL DISSENSO

Nell’ultimo periodo questa situazione è andata maggiormente ad aggravarsi, in particolare dopo gli ultimi episodi di violenza all’università, luogo sacro del sapere e della cultura, a causa della presenza del FUAN scortato dalla polizia: un’immagine, quest’ultima, che ricorda le guardie regie che scortavano i fascisti nel 1922.

Dopo gli eventi del 5 dicembre e la violenza gratuita promossa dalla celere, ancora oggi non è chiaro se le cariche fossero state autorizzate o se siano partite in piena autonomia dalla polizia. Nell’ultimo caso, la situazione sarebbe ancora più grave perché implicherebbe una totale libertà da parte delle forze dell’ordine di agire, con la certezza di una copertura istituzionale.

La situazione che stiamo vivendo sarebbe bene inserirla in un quadro molto più ampio e non valutarla come singolo caso. Da eventi accaduti di recente come lo sgombero autogestito del consultorio “Mi cuerpo es mio” che lavorava con le donne vittima di violenza a Catania e le violenze gratuite che hanno subito i manifestanti no-tav prima di prendere il treno verso la val susa, sembra si respiri un’aria repressiva che rischia di trasformarsi in una situazione più allarmante se teniamo in considerazione le ultime manovre politiche, come i decreti sicurezza approvati a novembre, che potrebbero rappresentare un problema verso chiunque decida in futuro di esprimere il proprio dissenso a causa dell’inasprimento delle pene e della previsione di nuovi reati.

Quando però si arriva a un punto in cui si permette a un potere di privare di diritti una minoranza delle persone, la storia insegna che non sono soltanto loro a rischiare di perderli ma tutti noi, perché, di minoranza in minoranza, quello stesso potere che prima soffocava i diritti di una piccola parte di popolazione, riuscirà a reprimere chiunque decida di opporsi o che ritenga d’ostacolo ai propri piani.

UNITA’

Se da un lato le varie problematiche sorte hanno messo in evidenza le diverse parti in gioco e le repressioni da intendersi come un vero e proprio attacco al diritto al dissenso e diritti fondamentali, dall’altro queste situazioni stanno portando molteplici realtà universitarie e cittadine, che fino a poco prima erano separate, a unirsi verso il raggiungimento di un fine comune. E chissà che questo momento cruciale di mutua solidarietà possa rappresentare l’inizio di qualcosa di nuovo e portare a un vero e proprio cambiamento.

Sabrina Seferi

7 novembre 2023 – Corteo Antifascista in marcia verso il Rettorato in via Po

Lascia un commento