Food for Profit è un docufilm che, già a partire dalla prima proiezione, ha riscosso grande successo nella critica, giungendo anche a essere proiettato nel Parlamento europeo. Ma di cosa tratta nello specifico? Cosa lo ha reso così noto? Perché dovremmo tutti vederlo? Scopriamolo.
Cos’è?
Il documentario, della durata di 90 minuti, è frutto di una lunga indagine svoltasi nel giro di 5 anni dalla giornalista Giulia Innocenzi e dalla sua equipe formata principalmente da attivisti e filosofi. L’obbiettivo principale della pellicola è quello di portare all’attenzione degli spettatori sia come gli allevamenti intensivi siano finanziati da soldi pubblici, sia come i parlamentari molto spesso abbiano dei conflitti di interesse causati da accordi con le lobby.
Inizio
Facciamo un passo alla volta: di quanti soldi stiamo parlando? Stiamo parlando di 387 miliardi di euro, che l’Europa con la PAC (Politica Agricola Comune) ha intenzione di stanziare agli allevamenti intensivi.
l documentario inizia in Veneto, regione in cui gli allevamenti intensivi di polli nel corso degli anni si sono moltiplicati a dismisura: qui un attivista, infiltratosi sotto copertura, viene a scoprire l’esistenza degli “scarti”, ossia animali che, non rispecchiando gli standard stringenti di mercificazione (essendo magari più piccoli rispetto agli altri), vengono uccisi a bastonate, alcune volte lasciati agonizzanti.
Poco diversa la situazione in Germania: dove, per sopperire alla trascuranza nei confronti degli animali, l’abuso di antibiotici è diventata prassi comune, anche per la loro forte capacità di promuovere la crescita di chi li riceve. La noncuranza provoca spesso infezioni e patologie, tra le quali, per esempio, la mastite nelle mucche da latte.
L’abuso di farmaci causa un incremento dell’antibiotico-resistenza, rendendoli sempre più inefficaci a svolgere la funzione per la quale sono stati creati, e cioè difenderci. Questo rappresenta un grande pericolo per la salute degli animali e della specie umana stessa.
Se gli antibiotici diventeranno inutili, chi ci difenderà dai batteri?
A Zuromin, in Polonia, l’espansione degli allevamenti di polli è diventata così ingombrante che, a causa delle eccessive emissioni di ammoniaca, non si riesce neanche più a respirare. Questo ha provocato a una svalutazione degli immobili circostanti, obbligando la comunità, la parte con sufficienti risorse, a trasferirsi da un’altra parte.
In Spagna, nella Murcia, le montagne di letame prodotte dagli allevamenti di maiali inquinano il suolo, rendendolo arido e inutilizzabile, oltre che intossicandone le falde con nitrati. Conseguenza? Una moria di pesci.
Oltre che sull’inquinamento, il documentario si sofferma anche sul maltrattamento degli animali, che in tutte le aziende visitate è stato documentato con svariate foto e video.
Infine, ci spostiamo vicino a Roma, in Italia, dove viene mostrato che, in un allevamento di tacchini, sia quelli sani che quelli malati vengono spintonati e ammassati dentro a dei camion, diretti al macello, senza ricevere nessun tipo di smistamento.
Tra le caratteristiche comuni ai vari posti visitati, viene denunciata anche la condizione dei lavoratori, in prevalenza migranti, i quali subiscono maltrattamenti continui, venendo costretti a lavorare in nero e senza nessun tipo di tutela. Basta, infatti, solo ammalarsi o infortunarsi per rischiare di perdere il lavoro.
Nella legislazione europea manca una definizione di allevamento intensivo.
Parlamento europeo
Arriviamo finalmente al Parlamento europeo: un collaboratore, fintosi un lobbista, è riuscito a ricevere l’approvazione, da parte di alcuni parlamentari, per portare avanti vari progetti al limite del surreale, tra cui: l’intenzione di creare maiali a sei zampe, geneticamente modificati, in modo da produrre di più, oppure l’intuizione di far mangiare alle mucche i propri escrementi, resi commestibili tramite qualche strano marchingegno, solo per poter risparmiare sul mangime.
L’unico obbiettivo? Produrre di più a un costo inferiore.
È proprio questa la priorità suprema: non importa dei diritti, dell’inquinamento, dello sfruttamento dei lavoratori, l’importante è produrre. L’unico problema per i politici, emerso dal docufilm, è l’opinione pubblica, la quale necessita di una “manipolazione”: bisogna infatti andare per «step», ci riferisce un europarlamentare, continuando con: «basta organizzare qualche incontro con degli scienziati, dei giornalisti, dei lobbisti, naturalmente costruiti a tavolino», così da far accettare all’opinione pubblica anche la più stramba delle idee.
È buono notare anche come i parlamentari, molto spesso, abbiano un conflitto di interessi, causato dalla ricezione di finanziamenti da parte di lobby in cambio di favori.
Conclusione
Food for Profit mostra sia la realtà politica che quella degli allevamenti intensivi senza usare filtri o mezzi termini, portando gli spettatori a riflettere riguardo al proprio stile di vita e su che ruolo abbiano loro in tutto questo.
E’ giusto che i politici ricevano finanziamenti dalle lobby in cambio di favori?
E’ giusto modificare la genetica degli animali con il solo scopo di aumentarne la produttività e guadagnarci sopra, senza pensare alla salvaguardia dell’ambiente?
Lascio a voi la risposta, ricordandovi delle ormai sempre più vicine elezioni europee.
Vuoi vedere il documentario? Controlla le future proiezioni sul loro sito: foodforprofit.com.
Octavio Moretto
