Studenti & influencer- Parte 2: Simone e Bibliotheca Officinalis

Eccoci con la seconda parte di questa piccola rubrica Studenti & Influencer, dedicata agli universitari che dal loro percorso di studi e dalle loro passioni cercano di creare un progetto di divulgazione social, sperando, chissà, in un futuro lavorativo alternativo a quello che il loro percorso di studi e che l’università in generale oggi offre. Questa volta ad essere sotto la luce dei riflettori di The Password è Simone, alias @bibliotheca_officinalis, il quale in modo alquanto particolare e alternativo cerca di divulgare l’erboristeria e il mondo delle erbe e delle piante, settori molto specifici che cerca però di rendere pop, uscendo dai soliti schemi e stereotipi in cui queste discipline sono rinchiuse.

Per cominciare: chi sei e cosa studi?

Ciao, sono Simone, ho quasi 25 anni e vivo in provincia di Cuneo. Dopo essermi laureato in Tecniche Erboristiche mi sono iscritto a Farmacia, dove sono al quarto anno.

Come nasce l’idea della tua pagina Bibliotheca Officinalis e il desiderio di parlare di erboristeria sui social?

Ho scelto come molti la mia facoltà un po’ per caso, e l’idea della pagina social è nata per necessità: al secondo anno capisco che non mi piace molto ciò che sto studiando. Il mio corso di laurea non offre grandi opportunità all’esterno: è l’unica triennale nel Dipartimento di Scienze e Tecnologie del Farmaco, in mezzo a magistrali a ciclo unico. È un po’ come una farmacia ridotta a tre anni, con più botanica e corsi legati alle erbe, certo, ma senza mai vedere una pianta dal vivo. Manca purtroppo la parte pratica che invece agraria ha, ad esempio. La pagina nasce nel 2020, al secondo anno: chiuso in casa, non dovendo più viaggiare per frequentare le lezioni, ho iniziato a scrivere qualcosa online e ho contattato una pagina Facebook chiamata MondoThè, la più grande del settore in Italia. Ho iniziato così a fare delle dirette settimanali con loro, all’inizio da solo e poi con degli ospiti, per parlare di erboristeria e scrivendo nel frattempo anche articoli. Era molto impegnativo perché insieme agli esami si andavano a unire una diretta e un articolo a settimana, per altro di argomenti diversi! Nel frattempo ho anche iniziato a scrivere “su carta”, tenendo una mia rubrica dal nome Il Piantastorie su un giornale locale, L’Unione monregalese, . Dopo un anno e mezzo ho però lasciato le dirette, perché era appunto molto impegnativo e perché volevo inoltre creare qualcosa di personale, senza dipendere da altri. È così nata Bibliotheca Officinalis: il nome è latino come per tutti gli esseri viventi; è una bibliotheca perché si propone come una raccolta di articoli, video, post consultabile liberamente, ed è officinalis perché questo è il nome che la maggior parte delle erbe aromatiche presenta in fondo. Dopo un po’ ho deciso di invitare a collaborare dei miei compagni di corso, ma la cooperazione dura da marzo a giugno, perché poi subentrano gli esami. Scrivevamo articoli, post e abbiamo prodotto anche alcuni episodi di un podcast. Alla fine mi sobbarcavo la maggior parte del lavoro e quindi ho preferito concludere l’esperienza, almeno fino a quest’anno, in cui ho ripreso le pubblicazioni con un post o un reel al giorno.

Essendo un argomento molto specifico, hai avuto delle difficoltà nel capire come comunicarlo in modo che fosse accattivante?

Mi è sempre piaciuto raccontare, in modo semplice e diretto, anche perché spesso ci si ferma alla parte più accademica. A differenza di altre discipline come astronomia o medicina, è l’intersezionalità il pregio e difetto dell’erboristeria: questa, essendo il modo in cui ci siamo curati fino all’Ottocento, è molto legata alla tradizione, alla religione, alla cultura locale, alla Storia. Il lato negativo è che spesso è difficile capire cosa funziona e cosa no dal punto di vista scientifico.

Venendo invece all’organizzazione del lavoro, quali sono i tempi di realizzazione di post e reels? Come trovi ispirazione per i tuoi video? Hai dei modelli di riferimento?

Per un minuto e mezzo di video impiego circa un’ora e mezza, comprendendo video, montaggio, grafica e inserimento dei testi e degli hashtag. All’inizio davo più importanza ai contenuti rispetto alla parte visiva, e quindi spesso mettevo una copertina e un titolo all’ultimo e pubblicavo. Poi mi sono reso conto che non stava funzionando molto, per cui dopo un mese ho rifatto tutte le copertine. Il mio modello è essenzialmente Geopop, anche per i colori ― ho ripreso da loro il giallo e il bianco.

Quanto è difficile coniugare la costanza sui social con la vita universitaria, sempre così impegnativa e frenetica?

Partendo dal presupposto che non sono una persona organizzata, questo tipo di lavoro mi obbliga invece ad esserlo. Ad esempio: ho un esame a breve e già in questi giorni ho preparato quattro post in modo da non arrivare all’ultimo. Ma anche quando non riesco, cerco di prepararmi il materiale in anticipo, per lo meno nel contenuto, in modo da averlo poi per ogni evenienza. Pubblico spesso alle 14 o alle 18 e capita che coi vari impegni non si abbiano idee o ispirazioni: per questo cerco di avere sempre dei temi da usare, o mi metto a sfogliare i miei libri di testo per trovare un suggerimento al volo.

E cosa ne pensi del ruolo dell’IA per quanto riguarda l’agevolazione del lavoro o nel trovare ispirazione? 

È cambiato tutto da un anno all’altro per chi lavora coi social: ormai tutti i programmi, dall’editing alla grafica, forniscono l’IA. Io non la uso, ma riconosco che possa servire quando non si hanno idee e poco tempo, per trarre ispirazione. Attualmente la qualità non è il massimo, ma per lo meno può dare uno spunto o risolvere il problema del copyright. Esistono addirittura siti a pagamento in cui si può far creare al programma tutto il tuo calendario editoriale per un mese: me li hanno proposti e suggeriti. Ma penso comunque che si sia ancora all’inizio di questo tipo di approcci.

E nel momento in cui la qualità di questi programmi migliorerà e ci si potrebbe lavorare, tu lo faresti?

Penso di no, perché la cosa che mi diverte è proprio fare ricerca e creare i miei contenuti. Soprattutto per quanto riguarda la parte di contenuto e di scrittura. Rischia altrimenti di diventare un contenitore in cui si buttano delle cose senza un filo logico che le colleghi.

Cosa ne pensi della divulgazione scientifica sui social? Soprattutto nel tuo specifico ambito.

Quello che ho sempre avuto in mente, fin dall’inizio, era di creare uno spazio di divulgazione pura sull’erboristeria, senza la vendita di prodotti, che è invece quello che si trova maggiormente nei profili social di questo ambito. Se si cerca su Instagram o TikTok “erboristeria”, quasi sempre escono come risultati pagine che parlano sì di questo, ma finiscono col venderti i loro prodotti. Non avendo un’attività non lo posso fare, ma non ne avrei comunque l’interesse, neanche se mi proponessero qualche collaborazione. Eticamente mi sentirei in difetto rispetto all’efficacia dei prodotti, che, come ho già detto, non è così certa come quella dei farmaci. Preferisco una divulgazione che crei interesse e informi, con cui posso raccontare ciò che studio, dando degli spunti di conoscenza ma senza andare oltre. Importante per me è l’obbiettivo di informare, come quando, in alcune dirette, ho invitato alcune farmaciste che parlavano di omeopatia ― un campo che interessa ma contemporaneamente distanzia. Sta poi al pubblico scegliere se gli piaccia o meno.

L’erboristeria è un ambito in cui si può trovare un po’ tutto e un po’ niente, come persone che si sono specializzate in astrologia o in altri campi molto particolari. Il tuo approccio vuole cercare, nel divulgare, di tenere tutte queste cose assieme?

Si, ma fino ad un certo punto: ad esempio appunto una ragazza una volta mi aveva proposto di parlare di erbe legandole ai segni zodiacali. Per me può essere interessante fare questo tipo di collegamenti, ma mi fermo entro un certo limite, altrimenti si rischia di fare un miscuglio in cui non si sa bene cosa sia vero e cosa no. Mi fermo prima rispetto a cosa dicono gli studi o la tradizione popolare, mantenendo così una linea da seguire. Anche perché il mondo dei social è sempre pieno di agguati: si trovano profili con interessi e contenuti simili e per poi scoprire che vogliono solo rifilare servizi o prodotti. Ma io sono abbastanza soddisfatto del mio approccio e dei miei risultati: nel giro di un mese sono salito di 100 follower su IG, che per me è pur sempre un piccolo traguardo. Dipende anche tanto dalle occasioni e dai contenuti in sé. Su TikTok sono cresciuto di 100 follower in una decina di giorni, perché ho pubblicato un video che parlava di LSD; erano trascorsi 80 anni dalla sua scoperta e quasi 6000 persone lo hanno guardato! C’erano anche molti commenti divertenti. Quando si parla di droga la gente effettivamente si interessa parecchio.

Arrivando alle domande conclusive, volevamo chiederti, cosa consiglieresti ad un giovane studente appassionato del tuo ambito di studi che desidera avviare un progetto simile?

Un consiglio spassionato è di uscire dagli schemi, soprattutto da quelli del mondo accademico. Questi è infatti troppo incentrato sulla chimica, mentre si perdono tutti gli altri approcci diversi, come la medicina tradizionale cinese, l’ayurveda… quasi mai citati, come se non esistessero. Un altro esempio: gli oli essenziali, fondamentali per l’erboristeria ma non solo, si trattano pochissimo a lezione, pur essendo anch’essa chimica. Perciò consiglierei di espandere le proprie conoscenze ad altro, e di non fermarsi solo a ciò che viene insegnato accademicamente. D’altronde la farmacia come la conosciamo oggi nasce nell’Ottocento, prima era tutta erboristeria. Perciò c’è stato un forte oscuramento di questo punto di vista, che si sta recuperando in questi ultimi decenni, con un nuovo boom e un grande interesse. Non a caso è negli anni Novanta che viene creato il corso di Tecniche Erboristiche. Ma c’è bisogno di recuperare questo stacco di decenni fra le due discipline, non solo quello formativo: prima per lavorare nell’ambito bastava un corso di un mese, ora è necessaria una laurea triennale! Riprendendo il discorso di espandere gli orizzonti, chi studia oggi in questi campi non considera minimamente la Storia e questo è un vuoto grosso perché si perdono le culture e i saperi antichi che hanno influenzato tutto il presente. L’obbiettivo della divulgazione, secondo me, deve quindi anche essere quello di raccontare tutto ciò che c’è dietro e che non si studia, altrimenti non si hanno basi e riferimenti e si costruisce su qualcosa di inesistente.

Affascinante questo tuo concetto di recupero della Storia per una materia tipicamente scientifica…

Infatti il mio obbiettivo, fra i tanti che ho per il futuro, è quello di recuperare la cultura erboristica tradizionale mediterranea: ricreare una sorta di linea del tempo che ponga parallelismi tra le varie epoche e colleganrla ad altre medicine tutt’oggi studiate. Per me è importante e affascinante perché, finché non si studia la storia della nostra cultura erboristica e le nostre pratiche, non si può fare alcun tipo di comparazione o confronto reale.

Volevamo appunto chiederti, quali sono i tuoi piani futuri ? Sia per questo profilo che la vita.

Beh, obbiettivo primario è finire la laurea in farmacia! Poi sicuramente intraprendere la carriera accademica: sono interessato sia a fare ricerca sulle piante, perché ne manca molta, sia a insegnare e continuare a divulgare. In particolare proseguire questo mio hobby di divulgazione social di erboristica, farmaceutica e cosmetica collegando il tutto alla Storia. Per questo sto pensando sempre di più a collaborazioni con altri profili per aumentare la visibilità. Sarebbe bello vivere di solo influencer, ma è molto difficile…vediamo tra qualche anno!

E in questo pensiamo che ti venga in aiuto la tua scelta di collegare un argomento così particolare con tutto, anche ad aspetti della cultura pop. Ti dà un grande vantaggio.

La mia è una nicchia, per cui si cerca di collegarla ad altre: antico Egitto, musica, arte, Storia; cerco insomma di prendere bacini d’utenza diversi. Giusto l’altro giorno IG mi ha avvisato di come avessi raggiunto quasi 4000 nuovi profili: se da un lato è negativo perché effettivamente non mi seguono, dall’altro li ho comunque raggiunti!

Ultima domanda di curiosità! Pianta preferita?

La mia pianta senza proprietà preferita è la Tillanzia, una pianta aerea, senza radici, perché vive sopra altre piante e prende i nutrienti dall’aria, attraverso dei pori sulle foglie. L’erba che mi piace di più è l’artiglio del diavolo, è particolare e suggestivo!

Anna Gribaudo & Rachele Gatto

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