Con l’affermarsi della società di massa, numerosi critici, artisti e letterati si sono confrontati con un problema ancora attuale: qual è il ruolo della creatività in una società orientata verso il profitto? Quali sono i rapporti con i fruitori e quale posizione dovrebbe assumere l’artista? Nonostante siano state proposte varie soluzioni, più o meno in linea con gli attuali valori collettivi, la questione resta aperta: la creazione artistica è un bene di consumo?
Cappelle e la figura del creative entrepreneur
La YouTuber Alice Cappelle, nel video The death of the artist, how we’re killing creativity, analizza la figura del Creative entrepreneur e la questione della marketability of art. Uno degli aspetti su cui si sofferma è il fatto che produttori e consumatori ascrivano la produzione creativa degli artisti a determinati generi e temi, non dando loro la possibilità di distanziarsene; il meccanismo, a detta di Cappelle, è legato alle leggi del mercato. Il passaggio da “artista” a “professionista”, aggiunge, è fortemente connesso con il concetto di meritocrazia: il successo dipenderebbe dal lavoro e dalla rete sociale dell’artista (networking). “They [creative entrepreneurs] are running a business, they are competing in a market”.
The Death of the Author
A detta del saggista Roland Barthes, la scrittura distrugge ogni parola e origine e fa sì che l’autore perda la propria voce. Nel saggio The Death of the Author, il semiologo osserva come nelle società etnografiche la responsabilità di narrare non sia affidata solo all’autore, ma anche a un medium, cioè uno sciamano o un altro mediatore, la cui performance non è attribuita al genio. L’autore, quindi, sarebbe il prodotto della società moderna, figlio dell’empirismo e del razionalismo; in letteratura, ciò si tradurrebbe nel positivismo, che Barthes considera il culmine dell’ideologia capitalista. Perciò l’uomo diventerebbe un personaggio, ovvero l’autore, di cui sono studiate e commentate passioni, vita e opere; nell’esistenza stessa della figura autoriale si troverebbe un’interpretazione dell’opera, a detta del filosofo.
Quanto sono attuali le riflessioni di Barthes sulla figura dell’autore? Cappelle le riprende e le inserisce nel contesto della società contemporanea, fortemente consumistica. Non solo l’artista è integrato nel sistema produttivo, con scadenze, dati e target, ma anche l’opera stessa spesso appare come un prodotto: la sua qualità è valutata a partire dal gradimento di un pubblico sempre maggiore. Perciò sono fondamentali la presenza sui social e la capacità di presentarsi in un modo corretto. Se il committente attuale è riconosciuto nel mercato, sorgono spontanee altre questioni: quanto è influenzato il lavoro di chi crea? Chi è artista? La differenza con il passato è così grande?
È mai esistita un’arte “libera”?
In epoche passate, spesso l’artista ha avuto una committenza: basti pensare a Mecenate, nella Roma imperiale, o ai Medici, nel Rinascimento italiano; un esempio di mecenatismo culturale dell’età contemporanea è quello di Peggy Guggenheim. In molti casi, il committente lasciava autonomia all’artista, che tuttavia doveva rispettare determinate condizioni e richieste. È dunque possibile pensare a opere create in totale autonomia, anche in assenza di committenti? È mai esistita un’arte del tutto libera e priva di vincoli? Non è una discussione nuova: già negli anni Sessanta, il Gruppo 63 e la neoavanguardia italiana discutevano sul ruolo dell’artista nella società del capitalismo.
Le osservazioni di Barthes sulla figura dell’autore sono ancora valide, ma si è assistito a un cambiamento importante: anche l’identità autoriale è diventata parte del prodotto, fatto che rende difficile scindere l’arte dall’artista. Il fenomeno si è accentuato anche a partire dalla diffusione dei social media, su cui non è raro trovare post o reel che promuovano prodotti letterari o musicali. Se la democratizzazione (apparente) dell’arte può essere considerata un fatto positivo, ciò non significa che i creatori godano di una maggiore libertà: alla produzione artistica si è aggiunto il compito di curare la propria immagine online, che rispecchi i valori trasmessi nelle proprie opere.
Sulle piattaforme social sono diventate sempre più accessibili numerose forme d’arte; tuttavia, ciò ha fatto sì che la popolarità “social” si affermasse come criterio di scelta dei prodotti culturali, privilegiando contenuti facili da consumare. Nel contesto del tardo capitalismo dunque la creatività può essere interpretata come un mezzo per il profitto, integrata in un sistema consumistico; in tal caso, che cosa può essere definito “creativo”?
Giulia Marianna Dongiovanni
Fonti
Alice Cappelle: https://youtu.be/RQHK8_dpxFY;
R. Barthes, The Death of the Author, 1967.
Crediti immagine di copertina: https://www.centodieci.it/arte/nft_cosa_sono_e_come_usarli_spiegato_bene/
