Dorian Gray esiste ed è donna. Analisi di “The Substance”

Nelle ultime settimane non si parla d’altro: The Substance è il nuovo horror della regista francese Coralie Fargeat, premiato al Festival di Cannes e arrivato da poco nelle sale, scandalizzando non poco il pubblico. Uscendo dal cinema, assordati dal volume esagerato delle urla e della musica inquietante e nauseati da quelle scene di body horror che, avvicinandosi alla fine, diventano sempre più estreme, penserete immediatamente che tutto questo sia troppo. Un’eccessiva quantità di elementi disturbanti, visivi e uditivi, che portano, o meglio, costringono lo spettatore a vivere un’esperienza immersiva totale, provando dolore, orrore, paura e disgusto. E ripensandoci, è giusto così. L’atto stesso di scandalizzare non è necessariamente una connotazione negativa, anzi, piuttosto si tratta di una delle più potenti tecniche comunicative degli ultimi anni. Sono finiti i tempi in cui si andava a cercare il dialogo pacato, ottenendo poco o niente. La sofferenza delle donne dev’essere condivisa, trasmessa sulla pelle degli spettatori contro la loro stessa volontà.

Sulla scia di un moderno Ritratto di Dorian Gray, The Substance racconta in maniera estremizzata e veritiera l’ossessione per la bellezza femminile che circonda il mondo dello spettacolo e la conseguente paura dell’invecchiamento, che segna lo sfiorire di quella perfezione tanto amata e ricercata. In una società quale la nostra, in cui l’immagine è tutto, la priorità più assoluta risulta essere quella di avere un corpo ideale giovane, senza difetti, senza rughe e senza peli. Ma il tempo passa per tutti: la protagonista della pellicola, Elizabeth Sparkle (interpretata dalla favolosa Demi Moore), si ritrova a essere licenziata il giorno del suo cinquantesimo compleanno dal suo programma televisivo di aerobica, in quanto ormai considerata troppo vecchia. Distrutta e rassegnata, Elizabeth non ha più nulla a cui aggrapparsi: il suo corpo, seppur ancora in forma, non aderisce più ai canoni di bellezza e giovinezza richiesti dal mondo dello spettacolo; proprio come un qualunque prodotto, ha ufficialmente raggiunto una data di scadenza.

Tuttavia qualcosa arriva in suo soccorso: un nuovo esperimento per poter generare una nuova versione di sé, più bella e giovane. Le regole di questo esperimento sono chiare: lei è la matrice, e dovrà iniettarsi il liquido che le permetterà di fare uscire dal suo corpo la nuova sé: Sue, una bellissima ragazza di 25 anni con un fisico mozzafiato. La coscienza però è solo una, quella di Elizabeth, che dovrà meticolosamente alternarsi tra i due corpi: per sette giorni vivrà in quello di Sue, mentre l’altro rimarrà in uno stato di “ricarica”, fornendo al nuovo corpo il nutrimento necessario; successivamente dovrà fare lo switch, vivendo i successivi sette giorni nel corpo di Elizabeth e così via, in equilibrio che deve mantenersi intatto. Così, finalmente ritornata in un corpo che si adatta perfettamente alle pretese machiste del mondo dello spettacolo, Sue diventa la perfetta sostituta di Elizabeth Sparkle, aprendosi le porte a un futuro roseo.  

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Questo equilibrio, però, è presto destinato a scomparire: ricordiamo che Elizabeth e Sue sono due versioni diverse della stessa persona, la quale è una vittima consapevole di questa società delle apparenze, disposta a far di tutto pur di rientrare nei canoni estetici che la possano far sentire una donna potente, una vera donna. Questo potere in realtà non è altro che un’illusione: a tenere le redini di tutto sono sempre gli uomini, che dal giorno zero stabiliscono come devono apparire le donne; se un fisico non rispecchia più quanto richiesto, esso diventa inutile. Così, avendo interiorizzato e accettato il costante giudizio dell’occhio maschile, i giorni di Sue sono sempre più ricchi di successo e apprezzamento, mentre i giorni di Elizabeth trascorrono lentamente, in totale solitudine, all’interno delle mura della propria casa, tra il disgusto per se stessa e l’invidia per la versione più giovane. La stessa Sue non riesce più a vedere quell’altra figura così piena di difetti, per cui decide di costruire una stanzetta segreta dove nasconderla, in modo che sia lontano dalla sua vista. Infine, arriva a non poter più accettare l’idea di dover tornare ogni 7 giorni nel corpo di Elizabeth, e inizia a prendere da lei sempre più giorni, togliendo vita alla matrice che in maniera inevitabile invecchia, mentre Sue diventa sempre più bella. Il tutto degenera alla fine in un’esplosione di scene volutamente esagerate e profondamente disturbanti che causano un senso di disorientamento: l’immagine autentica di Elizabeth è andata perduta per sempre.

Sulla stessa scia di Dorian Gray, dove il giovane Dorian desidera che il suo ritratto invecchi al suo posto, qui gli eccessi della nuova protagonista portano al deterioramento del corpo della matrice. Due epoche diverse, ma medesime pressioni sociali che generano due messaggi straordinariamente simili: in entrambi la ricerca della giovinezza eterna, frutto di una società profondamente malata e ossessionata dalla perfezione, porta i protagonisti a una perdita d’identità e a un progressivo decadimento morale.

The Substance è un film femminista che racconta in chiave dark e più estrema quello che timidamente aveva tentato di fare Barbie di Greta Gerwing. Lo scandalo è utilizzato come arma per smuovere le coscienze, entrando violentemente nella mente degli spettatori che, tra disgusto e sgomento, sono obbligati quasi con la violenza a prendere atto di questo orrore che si sta consumando davanti ai nostri occhi. E non parlo del film.

Monica Poletti

Immagine di copertina: slashfilm.com

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