Di body positivity e di body shaming si sente sempre più spesso parlare, ma poche persone sanno di che cosa si tratta realmente.
Il movimento per la body positivity (letteralmente: “positività del corpo”) nacque negli Anni ’90 grazie a Connie Sobczak ed Elizabeth Scott, due ragazze che iniziarono a lottare sistematicamente per promuovere la diversità della specie umana e la validità di ogni corpo, degno di essere amato e apprezzato per come esso appare.
Da questa idea iniziale, il movimento si è espanso fino a diventare, attualmente, uno dei più noti nell’ambito dell’attivismo. I Social Network, infatti, lo hanno reso capillare e hanno permesso al concetto di body positivity di diffondersi e di essere conosciuto in quasi tutto il mondo, talvolta, tuttavia, in chiave “estremizzata”. Attualmente, infatti, l’obiettivo originario del movimento, ossia la diffusione di una maggiore consapevolezza e autostima corporea, viene spesso confuso con la generalizzazione di tali principi a qualsiasi condizione fisica, anche a quelle patologiche. I confini della “positività” si estendono fino a indurre le persone a pensare che anche fisici non propriamente sani possano essere considerati tali, e “fieramente”, talvolta opacizzando la necessità di prevenire o curare delle vere e proprie malattie.
Aneddoti recenti e contrasto al body shaming
Pochi giorni fa, Ariana Grande ha risposto ai commenti da lei ricevuti di recente dai fans e dagli haters che hanno commentato il suo corpo, definendolo “troppo magro” e paragonandolo negativamente alla sua forma fisica precedente. La cantante si è esposta in prima linea, difendendosi dal body shaming subìto e rendendosi promotrice di un messaggio fondamentale per il body positivity: siamo persone con un corpo, ma dovremmo tutti impegnarci a criticarlo meno e ad essere più gentili verso gli altri e verso noi stessi. Non è corretto, né tantomeno sensato, commentare o criticare un corpo perché troppo sexy o per nulla, perché troppo magro, troppo grasso, poco tonico, troppo muscoloso o definirlo “non sano”, perché dietro a quelle critiche si cela la storia di una persona che, probabilmente, non si conosce così a fondo da restarne scalfita. In questi casi è facile riconoscersi nei commenti superficiali, che non rispecchiano tanto l’intimità di una persona, quanto le pressioni o influenze esterne a cui questa è sottoposta. Ecco perché il body shaming, ossia la denigrazione e lo svilimento di persone solo sulla base del loro “involucro” può essere fonte di dolore per i bersagli verso i quali è diretto.
Ariana Grande non è, purtroppo, l’unico bersaglio di tale fenomeno: sono numerose le persone coinvolte, anche nello star system. Prima fra tutte Selena Gomez, la quale ha scelto personalmente, nel 2019, di ritirarsi dagli schermi dei social per vivere “nella realtà” e sottrarsi ai costanti giudizi inerenti alle sue oscillazioni ponderali dovute alla malattia autoimmune con cui la star convive da anni (il Lupus). Seguono Rihanna, Billie Eilish, Lana del Rey e Camilla Cabello che, durante la scorsa estate, è stata denigrata per i bikini “troppo stretti” e la sua forma fisica.
L’altra faccia della medaglia
Se il movimento della body positivity nasce come contrasto al body shaming, è bene comprendere che tutelare e inneggiare a corpi sofferenti può portare all’accettazione di condizioni fisiche e soprattutto mentali non proprio ottimali. Così come, specialmente a cavallo tra gli Anni ’90 e i primi Anni 2000, si iniziò a scalfire l’ideale di magrezza non salutare, proclamata in primis dal mondo della moda, ora ci si trova a osservare la questione opposta. Corpi in condizioni di obesità, infatti, vengono promossi dal web e sui social e ostentati in vetrine sottoposte alla visione di milioni, se non miliardi, di spettatori, che ne assorbono il concetto: “Normalizziamo tutti i corpi”, indipendentemente dal loro stato di salute. La questione non mette in dubbio il messaggio positivo della consapevolezza che il mondo sia abitato da persone dalle forme e dai tratti variegati, ma piuttosto emerge la problematica del positivizzare corpi non sani, verso i quali non è corretto porsi in una prospettiva di critica o, peggio ancora, di “shaming”, quanto piuttosto di salute. Quanto è positivo, per una persona, trovarsi in una condizione di sovrappeso, di obesità o di grave magrezza?
Obesità e body positivity
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha reso pubblico, il 3 maggio 2022, il Rapporto sull’Obesità in Europa che, in seguito ai dati rilevati, ha comparato tale condizione a un’ “epidemia globale”, una malattia a tutti gli effetti, che causa, circa, il 13% delle morti nella Regione. Si stima che circa il 60% degli adulti europei si trovi in una condizione di accentuato sovrappeso o di obesità: una percentuale che colloca l’Europa solo dietro agli Stati Uniti per la gravità della situazione. I dati più critici, tuttavia, riguardano i soggetti di età infantile e adolescenziale. L’obesità infantile, infatti, è aumentata esponenzialmente negli ultimi decenni e la curva continua a crescere, considerando che circa un bambino su tre ne è coinvolto.
L’incisività dell’obesità sulla salute delle persone è importante, in quanto tale patologia costituisce la foce di ulteriori patologie cronico-degenerative non trasmissibili, quali tumori, diabete di tipo 2, malattie cardio-vascolari e respiratorie. D’altro canto, così come è bene considerare gli effetti dell’obesità, risulta altrettanto importante evidenziare l’insieme di possibili eventi eziologici da cui la condizione di obesità deriva, come disagio mentale, disfunzioni metaboliche o, ancora, questioni legate alla malnutrizione.
Sottopeso e body positivity
L’obesità non deve essere sottovalutata, ma lo stesso vale per la condizione di sottopeso patologica, che si differenzia da quella costituzionale o legata all’attività sportiva. In questi due ultimi casi, lo stato di magrezza è connesso a fisici caratterizzati dalla predisposizione a “bruciare” tanta massa grassa, sebbene essi siano sottoposti a regimi alimentari quantitativamente e qualitativamente proporzionati all’età, al sesso e alle attività svolte quotidianamente, oppure ad un’attività spiccatamente elevata, che comporta la riduzione della quantità di adipe corporeo, con un aumento contemporaneo della massa muscolare.
La condizione patologica, al contrario, può dipendere da fattori plurimi (restrizioni alimentari, disfunzioni metaboliche, patologie correlate che conducono a cachessia), ma soprattutto comporta una concatenazione di fatti e di eventi biologici sfavorevoli per la salute del corpo umano. Corpi in situazioni di grave sottopeso patologico incombono in situazioni di sofferenza non indifferenti, che potrebbero combaciare con principi di osteopenia, con conseguente osteoporosi, disgregazione delle fibre muscolari, infertilità (specialmente nella donne, tale evento si palesa sotto forma di amenorrea, con la graduale scomparsa dei periodi mestruali) o, ancora, abbassamento delle difese immunitarie, costante stanchezza e perdita di energie, diradamento dei capelli, secchezza cutanea e problemi odontoiatrici. Tutte problematiche altamente invalidanti per la salute e il funzionamento dell’organismo.
Conclusioni
Tenendo in considerazione le gravose conseguenze che dall’obesità e dal sottopeso patologico possono derivare, è possibile considerare il movimento della body positivity come ottimale verso la difesa della critica alla superficie dell’essere umano, portatore di coinvolgimenti emotivi e di profonde storie, vissute su quella stessa pelle. Tuttavia, la tendenza a indurre le persone a essere “fiere” (dal concetto di “proudness” che è alla matrice della “positivity”) di corpi che potenzialmente stanno soffrendo, sia fisicamente sia psicologicamente, al loro interno, non è sano né tantomeno corretto. Rendersi promotori della salute, intesa olisticamente, come stato di benessere fisico, psichico e sociale, non significa dare impulso e normalizzare alcune patologie, quali l’obesità, ma significa, in primis, sensibilizzare all’informazione, informare e, in secondo luogo, sostenersi nei momenti di difficoltà, anche contrastando l’odio e la diffamazione che vengono veicolate dal body shaming.
Il mondo è popolato da corpi, ma soprattutto pulsa di anime che vanno protette, tutelate, ascoltate e aiutate.
Alessia Congiu
