Miliardari costruiscono astronavi mentre il pianeta Terra va incontro alla sua distruzione. Leggendolo in un libro o vedendolo in un film, sarebbe una banale trama di fantascienza, nemmeno troppo innovativa: solo negli ultimi anni si è già visto Elysium, o il nuovo Don’t Look Up. Eppure, senza fare il rumore che dovrebbe, sta succedendo nella vita reale. È vero che la vita imita l’arte, ma perché non Star Trek con il suo universo utopistico?
Corse allo spazio
Lo spazio è stata l’ultima frontiera (citazione necessaria!) fisica infranta dall’umanità. Le sue porte sono state aperte negli anni ‘50, e per decenni l’esplorazione di quel territorio sconfinato è stata guidata dalla politica della guerra fredda. Sputnik, Gagarin, Apollo, Space Shuttle, MIR… In quegli anni si passò da dimostrazione di forza a dimostrazione di pace.
Infatti, sono stati anche quei passi da gigante che hanno aiutato a riscaldare la situazione. Quando USA e URSS smisero di fronteggiarsi così esplicitamente, però, il ritmo rallentò. Da Apollo 17, l’ultima missione che ha visto esseri umani mettere piede sulla Luna, nessuna persona si è spinta oltre la bassa orbita terrestre. Mancanza di fondi, mancanza di stimoli, altri fattori.

A bordo della stazione spaziale internazionale, nel 2001, si materializzò per la prima volta una nuova visione dello spazio: Dennis Tito divenne il primo turista spaziale. Pagando a ROSCOSMOS (l’agenzia spaziale russa) la modica cifra di 20 milioni di dollari, si aggiudicò un posto a bordo dell’ISS (la stazione spaziale internazionale) per una settimana.
Nuove possibilità
Fu così che la situazione venne a cambiare, di punto in bianco. Inaspettatamente, a volgere gli occhi al cielo non sono più solo poeti e astronomi, ma milionari (e miliardari), che nello spazio – più che il progresso della scienza – vedono margini di profitto ed esperienze personali. Era iniziata l’era della privatizzazione dello spazio.

Si pensi a SpaceX, la compagnia di Elon Musk. In pochi anni, questa ha rivoluzionato il modo con cui l’umanità accede allo spazio, seppur utilizzando la stessa strategia di sempre: un razzo a più stadi che punta verso il cielo, finalmente, però, riuscendo dove tutti avevano fallito. L’innovazione sta nel fatto che i componenti sono tutti riutilizzabili, il che diminuisce enormemente, di fatto, il costo necessario a mandare un carico in orbita. Il numero di lanci del Falcon 9 è cresciuto a dismisura, permettendo a Musk di crescere il suo sogno di colonizzare Marte.
Il mondo rimase affascinato ed oltraggiato – seppur brevemente – quando, durante il test del suo nuovo vettore Falcon Heavy, portò nello spazio la sua Tesla Roadster, solo una delle irriverenze dell’eccentrico milionario. Si pensi che il nome proposto per il futuro lanciatore di SpaceX era BFR, solo ufficialmente Big Falcon Rocket, ma collettivamente noto come Big F*****g Rocket.

Inoltre, non si può non menzionare Jeff Bezos, ex-CEO di Amazon. Fin dai primi anni 2000 ha avuto abbastanza fondi da guardare allo spazio, fondando la compagnia Blue Origin, ma finora non è ancora riuscito a portare in orbita niente. Nel 2021 ha iniziato una serie di voli suborbitali a bordo della navicella New Shepard, dalla forma controversa, trasportando a bordo una serie di personaggi a dir poco variegata: dall’uomo più vecchio, a quello più giovane, dal capitano Kirk in persona ad un furry. Ed in tutto questo, la scienza e l’esplorazione non si vedono da nessuna parte.

Musk, Bezos, Branson (che ha effettivamento “vinto” la corsa allo spazio dei miliardari viaggiando nello spazio per primo a bordo della SpaceShip 2) per molti rappresentano la nuova frontiera dell’esplorazione spaziale, ma per altrettanti sono un simbolo di avidità e disconnessione dalla realtà.
Non c’è da stupirsi: un mondo in fiamme, dilaniato da disuguaglianze, guerre e pandemie ha assistito più annoiato che stupefatto a persone che pagavano milioni di dollari per pochi minuti in assenza di peso.
Fuga da un pianeta morente
Non è che un razzo con qualche persona a bordo faccia davvero la differenza quando si parla di inquinamento: niente a che vedere con petroliere, impianti a carbone e via dicendo.
È l’idea stessa che stona.
Forse, l’unico modo che ha l’umanità per salvarsi è quello di affrontare la crisi climatica come se fosse una guerra mondiale, noi contro noi stessi, ogni punto del prodotto interno lordo usato per cambiare il modo in cui viviamo nella sua interezza.
In una situazione del genere, anche solo una frazione della ricchezza di uno dei veri miliardari potrebbe fare la differenza. Figuriamoci entrambi, figuriamoci la maggior parte del loro patrimonio.
Aveva fatto scalpore, prima che la pandemia rubasse le prime pagine, che un gruppo di ragazze australiane avesse raccolto più fondi vendendo foto di nudo su internet di quanto Jeff Bezos avesse donato per la stessa emergenza.
E Musk stesso, con la sua visione di una colonia marziana o di tunnel in cui scorrono veloci le Tesla, è passato da sembrare un visionario a sembrare un supercattivo di un film di James Bond. Forse chiedendo a X AE 12…
Tenere i piedi per terra
Ogni giorno leggiamo o sperimentiamo in prima persona gli effetti di un mondo spinto sempre più verso un punto di non ritorno. Con cadenza simile ci viene ricordato quanto le nostre azioni abbiano un peso sull’ecosistema: prendere la bici invece dell’auto, non sprecare preziose risorse, e via dicendo. Molti di noi sentono il bisogno di fare la propria parte attivamente per cercare di cambiare rotta, e si uniscono ad associazioni e manifestazioni, mentre le compagnie dei combustibili fossili probabilmente si congratulano fra loro per il successo di questa operazione di self-green-shaming.
Allo stesso modo, sparsi per il globo, ci sono individui con infinite volte più potere e leveraggio della maggior parte delle persone, che in questo momento di crisi fanno a gara a chi raggiunge per primo l’orbita terrestre. Citando il fittizio astronomo Randall Mindy di Don’t look up: che importanza ha essere ricchi se non si ha un pianeta su cui vivere?
E che non vengano a raccontare di piani per costruire colonie su Marte. Prima di pensare a espandersi su un altro mondo, è il caso di non devastare completamente quello attuale.
Davide Borchia
In copertina: Il miliardario britannico Richard Branson ha raggiunto per la prima volta lo Spazio a bordo dello spazioplano SpaceShipTwo. foto: ilpost.it