Le cabine telefoniche ormai sono oggetti strani, quasi alieni; nessuno ci entra mai, perché nessuno ne ha bisogno, eppure loro sono ancora lì, si ergono indifferenti e solitarie, quando non ospitano personaggi poco raccomandabili, quasi belle nella loro immutabilità. A Torino però c’è una cabina telefonica diversa: una cabina che cambia, che viene vissuta ed esplorata. Si chiama Cabina dell’Arte Diffusa, e ha come scopo primario, appunto, diffondere l’arte; al suo interno vi sono quindi riviste specializzate e libri che possono essere letti e poi rimessi a posto, oltre a delle installazioni artistiche che combinano vari mezzi espressivi, tutto esposto pubblicamente, ma al riparo dalla pioggia.

La cabina è tenuta in vita e in attività dall’associazione culturale Tribù dei Badnightcafè, che si presenta così: ” Torino è piena di “dilettanti”, o meglio, di “amatori”, che fanno cose egregie in tanti campi ed è a loro che noi ci rivolgiamo per tirarli dentro al nostro gruppo ed è a tutti che ci rivolgiamo per mostrarli e farli emergere“.
L’associazione, l’anno scorso, ha firmato un bando di collaborazione con la città di Torino – in particolare con la circoscrizione IV – dove si stabiliscono le regole per l’uso di questo spazio pubblico, di proprietà del comune dal 2017, quando Telecom ha rimosso l’apparecchio telefonico al suo interno. La Tribù organizza eventi culturali intorno alla cabina, in Piazza Peyron, ma soprattutto si premura di tenerla pulita e in ordine, sostituendo ciò che viene rovinato dalle intemperie ed esponendo sempre cose nuove al suo interno (o sopra, come si sarà notato!).

La Cabina dell’Arte Diffusa è solo un piccolo pezzo nel puzzle di una realtà complessa come quella dell’arte contemporanea di una città come Torino. Eppure, è importante, perché esprime nel modo più puro possibile – in un parco, lo spazio più pubblico che esista – un concetto fondamentale: che l’arte è di tutti e deve essere per tutti. L’arte rende il mondo un po’ migliore, ma ha senso solo se è condivisa, non se rimane chiusa e isolata nelle gallerie, fredda come una cabina telefonica, senza avere il minimo riflesso sulla “gente comune”, che va a far giocare i bimbi o a portare il cane a spasso nel parchetto dietro casa.

Quest’estate allora, quando scorgerete un gargoyle alato e luccicante, fermatevi, perché questo posticino, nascosto in un piccolo parco di Torino, è speciale, e aspetta voi.
Anna Contesso