Il calore estivo, la tranquillità di un campeggio in mezzo all’affascinante foresta scandinava, una rilassante pausa nella roulotte insieme alla propria famiglia. Per alcuni è la descrizione della vacanza ideale, ma per i protagonisti di “Himmelstrand” (o “Musica dalla spiaggia del paradiso“, per la traduzione italiana) è l’inizio di un’avventura surreale che si trasformerà in un incubo a occhi aperti.
Un gruppo di campeggiatori si addormenta nell’atmosfera familiare del campeggio, ma quando riapre gli occhi la mattina dopo nulla è più lo stesso: la foresta e la maggior parte delle altre roulotte sono scomparse, sostituite da una terra irreale, uno spazio sconfinato di erba verde perfettamente tagliata. Il cielo è blu e luminoso, ma privo di sole. I cellulari non funzionano, mentre le radio trasmettono ininterrottamente musica pop svedese: i dieci protagonisti sono abbandonati a se stessi e dovranno fare del loro meglio per sopravvivere.
John Ajvide Lindqvist è un autore svedese cresciuto a Blackeberg, nei sobborghi della capitale, e si è fatto conoscere a livello internazionale con “Lasciami entrare“, una gelida fiaba horror da cui sono stati tratti due film. È autore di diversi romanzi e raccolte di racconti, ma non tutti sono disponibili in traduzione italiana. Ex prestigiatore e cabarettista, appassionato di musica, è stato definito da alcuni “la risposta svedese a Stephen King”, anche se la sua narrazione presenta peculiarità che lo differenziano dal celebre maestro dell’orrore. Il mondo di Lindqvist è scarno e brutale, a tratti allucinato, e – nel caso di romanzi come “L’estate dei morti viventi“, “Il porto degli spiriti” e “Himmelstrand” – anche metafisico e spirituale.
Come altri classici della narrativa horror, la situazione iniziale di “Musica dalla spiaggia del paradiso” è soltanto un pretesto per analizzare la psiche dei protagonisti e le relazioni sociali all’interno del gruppo, che si fanno via via sempre più tese. Trovatisi all’improvviso in una situazione estrema e sconvolgente, i vari personaggi fanno i conti coi problemi del proprio passato e con diversi conflitti irrisolti, mentre il loro lato oscuro – finora nascosto – può finalmente iniziare a emergere. Visto che si parla di “paradiso”, però, nella storia non manca un lato meno umano e più “alto”, fra allegorie, visioni e presagi apocalittici.
Nonostante la sua tendenza all’oscurità e al misticismo, la scrittura di Lindqvist è leggera e immediata: cattura il lettore immergendolo nel suo mondo allucinato, ma senza affaticarlo troppo. La lunghezza del romanzo, dunque, non ostacola né scoraggia la lettura. Questa sua peculiarità, unita all’atmosfera estiva e vacanziera che permette di entrare in una “realtà parallela” senza però discostarsi troppo dalla propria, è il motivo per cui “Musica dalla spiaggia del paradiso” è un ottimo libro da portare in valigia.
Valeria Quaglino