Io vado, madre.
Se non torno,
sarò fiore di questa montagna,
frammento di terra per un mondo
più grande di questo.
Io vado, madre.
Se non torno,
il corpo esploderà là dove si tortura
e lo spirito flagellerà,
come l’uragano, tutte le porte.
Io vado, madre.
Se non torno,
la mia anima sarà parola
per tutti i poeti.
ABDULLA GORAN
(poeta Curdo)
In queste ore siamo tutti inermi testimoni delle tremende violenze che il governo turco sta infliggendo alla popolazione curda, invadendo i territori del Rojava.
A seguito del ritiro delle truppe americane, fino a qualche giorno fa principale alleato dei Curdi siriani, nella lotta contro l’ISIS, Trump ha dato il via libera a sistematici attacchi aerei perpetrati dal governo turco su basi militari e civili della Siria del Nord-Est.
Un attacco giustificato dalla guerra contro il terrorismo e da quella che Erdogan ha definito un’ “operazione fonte di pace”. Tacciare di terrorismo il popolo curdo ha come obiettivo il distogliere l’attenzione pubblica turca dai problemi interni e cela, in realtà, ragioni razziste, ideologiche e strategiche.
Le conseguenze sono disastrose: un popolo già devastato dalla guerra in Siria, che era riuscito a ricostruire una società con condizioni sociali e politiche profondamente rivoluzionarie e innovative, si trova a difendere con le poche risorse disponibili i suoi cittadini e uno straordinario esperimento sociale e politico.
La guerra condotta da Erdogan e dall’esercito turco, di fronte a un’Europa silente, è una guerra contro l’ideale di una differente organizzazione sociale democratica, che si scosta dal modello egemonico e per questo concepita come pericolosa.
La pericolosità del popolo curdo e della sua società risiede nelle straordinarie idee che hanno animato la rivoluzione delle donne, modello per i movimenti di liberazione della donna e della lotta contro il patriarcato a livello globale; la rivoluzione socialista ispirata da Ocalan, padre ideologico dei Curdi e del Rojava che si fonda su un federalismo democratico senza uno stato centrale; la rivoluzione ecologica e la lotta contro il capitalismo, basata su principi di solidarietà e cooperazione. La violenza, contro chi fino ad ora è stato il principale attore contro il vero terrorismo islamico, è l’unico strumento che il dittatore turco ha per eliminare non solo donne e uomini determinati e combattivi ma con loro anche l’idea di una nuova società, più libera e critica dell’attuale modello egemonico.
Ottavia Dal Maso